Ilva: i periti, fumi e polveri tossiche

TARANTO. L'Ilva di Taranto con le emissioni di gas, vapori, polveri e diossina crea pericoli per la salute dei suoi lavoratori e della gente. E gli animali abbattuti nei mesi scorsi perche' ammalatisi pascolando nell'area industriale di Taranto avevano quasi impresso il 'marchio' di quelle emissioni, e l'azienda non ha fatto tutto quello che le compete per evitare quei pericoli.

E' una relazione precisa e con poche attenuanti quella che i periti chimici hanno depositato il 27 gennaio alla segreteria del gip di Taranto Patrizia Todisco, prima parte di una maxi-perizia sulle emissioni dell'Ilva disposta nell'ambito di un incidente probatorio. Sei i quesiti ai quali i periti dovevano rispondere e l' immagine dell'Ilva ne esce sempre 'macchiata' da pecche. I periti scrivono, ad esempio, di ''notevoli quantita' di inquinanti rilasciate dalle emissioni'' dello stabilimento tarantino.

La contaminazione degli animali, poi abbattuti, che pascolavano nelle vicinanze del Siderurgico viene legata dai periti soprattutto all' attivita' di sinterizzazione, nell'area agglomerazione della piu' grande fabbrica di acciaio d'Europa. Un'azienda, l'Ilva di Taranto - per i periti - che non assolve a tutti i compiti in materia di tutela ambientale. Perche', ad esempio, dalle analisi ''emerge la quantita' rilevante di polveri che viene rilasciata dagli impianti, anche dopo gli interventi di adeguamento''.

L'indice viene puntato soprattutto sulle polveri che fuoriescono dall'acciaieria per il fenomeno dello 'slopping', tradotto 'espulsione di gas e nubi rossastre dai camini'. Non solo, ma poiche' le emissioni provengono da impianti nei quali sono svolte anche attivita' di recupero, gia' dal lontano 17 agosto 1999 le stesse emissioni ''dovevano essere presidiate da sistemi di controllo automatico in continuo dei parametri inquinanti'', che invece non ci sono.