L'Atrio dei Teatini di Lecce incantato da Piovani
di Ilaria Stefanelli - Una torrida serata di inizio estate, può essere refrigerata da un tocco di magia tra le mura barocche del centro storico di Lecce.
Nella cornice dell’atrio dei Teatini si è aperta venerdì 13 giugno la “Stagione sinfonica d’estate” realizzata dalla Fondazione Ico Tito Schipa, con il patrocinio della Provincia di Lecce , il comitato Lecce capitale europea 2019 e Regione Puglia.
A incantare la platea con melodie incantatrici, il celebre maestro Nicola Piovani, che ha regalato al pubblico leccese e ai tanti turisti presenti nella capitale barocca, un concerto dal titolo assolutamente inequivocabile “ Piovani dirige Piovani”.
A dare anima e respiro alle celebri esecuzioni del maestro, una magistrale e fierissima orchestra sinfonica Tito Schipa, spiazzante per la sua intensità, che ha reso possibile l’avvilupparsi leggero, tra le vampe dell’afa e della calura, il perpetrarsi dell’incanto.
Un favola in cui il pubblico non ha potuto “consegnare in cambio” che occhi pieni di gratitudine, gambe e piedi a segnare il ritmo delle marcette e calde lacrime di gioia.
Già, perché Piovani è entrato nella vita di tutti, con le sue melodie intime, fanciullesche e piene di speranza, attraverso la porta d’ingresso più bella, quella del cinema.
Melodie che fanno ormai parte del quotidiano di tutti noi e che venerdì il pubblico ha visto “farsi carne” tra le mura incantate dei Teatini.
L’incanto è Piovani.
E il profondo affetto che il maestro ha dimostrato per Lecce è stato restituito da un pubblico calorosissimo, che ha riempito la location destinata al concerto , dal primo all’ultimo posto disponibile.
Tre le suite sinfoniche che Piovani ha proposto, in un programma diviso in due parti. Nella prima l’orchestra ha interpretato musiche tratte dai film dei fratelli Taviani, La notte di San Lorenzo (1982) e Good Morning Babilonia (1987). I brani facevano parte della Suite Taviani, presentati senza soluzione di continuità da musicisti visibilmente emozionati, ma a loro agio nel raccogliere e fare propri i cenni del direttore. Rassicurante e accogliente, Piovani dialogava con ciascuno di essi, dando risalto alle percussioni e portando alla luce gli aspetti più dissonanti della partitura. Non sono mancati i momenti di più intensa concentrazione, accompagnati da gesti decisi, dai quali scaturiva con nettezza la scansione ritmica. Se nelle prime due sezioni la cifra stilistica era all’insegna della drammaticità, in Good Morning Babilonia sono affiorati evidenti richiami al jazz e a Gershwin, melodie orientaleggianti, poi stemperate nel tono danzante del “Tempo di ragtime”, insieme a passaggi di maggiore lirismo, espressi in più occasioni e soprattutto nell’intimo duetto fra clarinetto e violino primo. Straordinaria la capacità con cui le sezioni orchestrali si muovevano insieme, sia sonoramente che concretamente, quasi fossero un unico corpo. Di questo corpo faceva parte lo stesso Piovani, condividendo le medesime emozioni degli strumentisti; dai suoi sguardi si percepiva persino il tipico riserbo da debuttante, particolarmente evidente all’inizio della seconda parte, dedicata all’esecuzione della Suite sinfonica da La vita è bella (1999), senz’altro il lavoro al quale più di tutti il musicista deve la propria fama a livello internazionale. Palpabile e palpitante l’emozione espressa in “Buongiorno principessa” , e “ Foxtrot” –dove Piovani dava gli attacchi con atteggiamento divertito e sinceramente gioioso, così come nella “Valse” dal tono più malinconico, realizzato grazie alla forte complicità tra gli archi. Un vero e proprio sentimento di nostalgia, tenero e sorridente, è infine riemerso nella Suite Fellini che legava insieme le colonne sonore tratte da due capolavori del cinema di ogni tempo: La voce della luna (1989) e Ginger e Fred (1985). Ascoltando la Suite risulta chiaro come Piovani riesca a conservare una personale linea stilistica, pur mantenendosi nel solco della tradizione e dell’omaggio a compositori del passato (in questo caso a Nino Rota). E tenendo a mente tutto questo è stato possibile apprezzare con maggior godimento la lunga carrellata, circense e succosa, che direttore e orchestra hanno realizzato, attraverso l’energico “Tempo di marcia” da La voce della luna, la malinconica “Rumba” di Ginger e Fred, sino al delicato “Andante lento”, che ancora una volta è riuscito a commuovere il pubblico.
Uno spettacolo denso di emozioni, segnato, durante il suo epilogo, da un inciso che il maestro ha inteso comunicare con forza, in un periodo in cui il ridimensionamento delle Province fa temere per la sorte dell’ orchestra Tito Schipa “ I finanziamenti pubblici alla cultura non sono sovvenzioni, ma investimenti. I teatri devono restare aperti e non chiusi, A-per-ti !!! Le orchestre non si chiudono, si aprono”.
Dimostrazione che la grandezza di un direttore d’orchestra di fama internazionale, gloria italiana nel mondo, risiede esattamente in questo,nell’umiltà di un amore profondo per la musica,che diviene fede e missione, al fianco delle sue “orchestre”.
Non timoniere, rematore.
Nella cornice dell’atrio dei Teatini si è aperta venerdì 13 giugno la “Stagione sinfonica d’estate” realizzata dalla Fondazione Ico Tito Schipa, con il patrocinio della Provincia di Lecce , il comitato Lecce capitale europea 2019 e Regione Puglia.
A incantare la platea con melodie incantatrici, il celebre maestro Nicola Piovani, che ha regalato al pubblico leccese e ai tanti turisti presenti nella capitale barocca, un concerto dal titolo assolutamente inequivocabile “ Piovani dirige Piovani”.
A dare anima e respiro alle celebri esecuzioni del maestro, una magistrale e fierissima orchestra sinfonica Tito Schipa, spiazzante per la sua intensità, che ha reso possibile l’avvilupparsi leggero, tra le vampe dell’afa e della calura, il perpetrarsi dell’incanto.
Un favola in cui il pubblico non ha potuto “consegnare in cambio” che occhi pieni di gratitudine, gambe e piedi a segnare il ritmo delle marcette e calde lacrime di gioia.
Già, perché Piovani è entrato nella vita di tutti, con le sue melodie intime, fanciullesche e piene di speranza, attraverso la porta d’ingresso più bella, quella del cinema.
Melodie che fanno ormai parte del quotidiano di tutti noi e che venerdì il pubblico ha visto “farsi carne” tra le mura incantate dei Teatini.
L’incanto è Piovani.
E il profondo affetto che il maestro ha dimostrato per Lecce è stato restituito da un pubblico calorosissimo, che ha riempito la location destinata al concerto , dal primo all’ultimo posto disponibile.
Tre le suite sinfoniche che Piovani ha proposto, in un programma diviso in due parti. Nella prima l’orchestra ha interpretato musiche tratte dai film dei fratelli Taviani, La notte di San Lorenzo (1982) e Good Morning Babilonia (1987). I brani facevano parte della Suite Taviani, presentati senza soluzione di continuità da musicisti visibilmente emozionati, ma a loro agio nel raccogliere e fare propri i cenni del direttore. Rassicurante e accogliente, Piovani dialogava con ciascuno di essi, dando risalto alle percussioni e portando alla luce gli aspetti più dissonanti della partitura. Non sono mancati i momenti di più intensa concentrazione, accompagnati da gesti decisi, dai quali scaturiva con nettezza la scansione ritmica. Se nelle prime due sezioni la cifra stilistica era all’insegna della drammaticità, in Good Morning Babilonia sono affiorati evidenti richiami al jazz e a Gershwin, melodie orientaleggianti, poi stemperate nel tono danzante del “Tempo di ragtime”, insieme a passaggi di maggiore lirismo, espressi in più occasioni e soprattutto nell’intimo duetto fra clarinetto e violino primo. Straordinaria la capacità con cui le sezioni orchestrali si muovevano insieme, sia sonoramente che concretamente, quasi fossero un unico corpo. Di questo corpo faceva parte lo stesso Piovani, condividendo le medesime emozioni degli strumentisti; dai suoi sguardi si percepiva persino il tipico riserbo da debuttante, particolarmente evidente all’inizio della seconda parte, dedicata all’esecuzione della Suite sinfonica da La vita è bella (1999), senz’altro il lavoro al quale più di tutti il musicista deve la propria fama a livello internazionale. Palpabile e palpitante l’emozione espressa in “Buongiorno principessa” , e “ Foxtrot” –dove Piovani dava gli attacchi con atteggiamento divertito e sinceramente gioioso, così come nella “Valse” dal tono più malinconico, realizzato grazie alla forte complicità tra gli archi. Un vero e proprio sentimento di nostalgia, tenero e sorridente, è infine riemerso nella Suite Fellini che legava insieme le colonne sonore tratte da due capolavori del cinema di ogni tempo: La voce della luna (1989) e Ginger e Fred (1985). Ascoltando la Suite risulta chiaro come Piovani riesca a conservare una personale linea stilistica, pur mantenendosi nel solco della tradizione e dell’omaggio a compositori del passato (in questo caso a Nino Rota). E tenendo a mente tutto questo è stato possibile apprezzare con maggior godimento la lunga carrellata, circense e succosa, che direttore e orchestra hanno realizzato, attraverso l’energico “Tempo di marcia” da La voce della luna, la malinconica “Rumba” di Ginger e Fred, sino al delicato “Andante lento”, che ancora una volta è riuscito a commuovere il pubblico.
Uno spettacolo denso di emozioni, segnato, durante il suo epilogo, da un inciso che il maestro ha inteso comunicare con forza, in un periodo in cui il ridimensionamento delle Province fa temere per la sorte dell’ orchestra Tito Schipa “ I finanziamenti pubblici alla cultura non sono sovvenzioni, ma investimenti. I teatri devono restare aperti e non chiusi, A-per-ti !!! Le orchestre non si chiudono, si aprono”.
Dimostrazione che la grandezza di un direttore d’orchestra di fama internazionale, gloria italiana nel mondo, risiede esattamente in questo,nell’umiltà di un amore profondo per la musica,che diviene fede e missione, al fianco delle sue “orchestre”.
Non timoniere, rematore.
