Con ‘Bioetica e bioterrorismo’ Sinno pone un problema di estrema attualità


di VITTORIO POLITO - Il volume del professore, filosofo specializzato in Bioetica Raffaele Sinno dal titolo  «Bioetica e bioterrorismo : aspetti scientifici, etici, giuridici» porta all’attenzione del lettore-cittadino del mondo un argomento di estrema attualità. Il libro è stato pubblicato nella collana Ethos della Levante editori di Bari, serie diretta da un famoso ordinario di Filosofia Morale dell’Università di Bari, il bioeticista Francesco Bellino, e dalla stessa responsabile dell’editrice la dottoressa Irene Cavalli.

Non si può tacere che le recenti vicende che vedono protagonista la Siria e l’uso di spore di antrace nella controversa vicenda dello spionaggio internazionale che ha creato una crisi politica tra UK e Federazione Russa, evidenziano che l’uso improprio di armi batteriologiche e/o virali è una questione articolata e complessa. L’obiettivo fondamentale, di questa attenta e meticolosa ricerca operata dal poliedrico Sinno, è quello di far conoscere ad un vasto pubblico il bioterrorismo, quale fenomeno che non sia esclusivamente dipendente da aspetti di tipo militari o politici. Questo intento si nota nel titolo stesso della pubblicazione, ossia un’indagine che esamini il confronto tra temi bioetici e gli aspetti scientifici, etici e giuridici, dell’uso di materiali biologici a scopo offensivo e difensivo. La novità di questo studio consiste nel fatto che si indaga con una metodologia che interconnette le questioni in campo. Dopo aver analizzato la storia del bioterrorismo, partendo dall’era neolitica per giungere fino ai recenti attacchi, l’autore pone una serie di analisi francamente innovative. Prima fra tutte è il confronto tra la bio-difesa e bio-attacco, considerando che l’utilizzo di arsenali biologici non è affatto debellato e che la stessa regolamentazione giuridica internazionale dei trattati non ha annullato il pericolo di un disastro globale che è altrettanto rischioso di quello nucleare. Ciò è dimostrato dagli studi di bio-economia che evidenziano come sia più agevole il mercato parallelo di queste armi di offesa. In effetti, un rapporto Onu sulle armi biologiche del 2010 riportava i costi delle diverse armi, da quelle tradizionali fino a quelle batteriologiche o virali in un attacco su di una popolazione civile. I dati del confronto sono impressionanti: per un chilometro quadrato colpito si spendono duemila dollari per le armi convenzionali, ottocento per il nucleare, seicento dollari per l’uso del gas nervino e solo un dollaro per gli agenti biologici. La facilità dell’uso di tali armi dipende inoltre da una crescente ricerca nei laboratori circa l’impiego di spore batteriologiche, o anche di virus geneticamente modificati. In pratica sono superati i cinque classici segni del terrorismo biologico, vale a dire:

1) L’uso improprio di materiale biologico estratto, combinato, da batteri, virus, funghi, con la produzione di endotossine capaci di provocare la morte, o gravissimi danni alla salute di una popolazione.
2) La possibilità di generare un attacco non previsto oppure prevedibile;
3) Il sovvertimento delle difese, e dei piani sanitari del nemico;
4) Gli effetti secondari sulla vita civile della popolazione colpita;
5) Il sentimento di paura e terrore, diretto o indiretto dell’evento.

Il reale obiettivo di un attacco biologico è quello di rendere inefficace una qualsiasi risposta all’evento, disarticolando l’ordine di uno Stato, amplificando i contrasti tra gruppi di persone, etnie, classi sociali, conflitti religiosi, all’interno di una comunità umana. Per tali motivi questo libro studia gli effetti, piuttosto che le motivazioni dell’uso di questi mezzi di distruzione di massa. Particolarmente interessante è l’analisi del ‘panico morale’, che si crea in una popolazione che subisce l’impiego di tali mezzi. Esso presenta dei livelli specifici che sono:

1)    La preoccupazione, espressa dai media e dalle autorità competenti, con l’uso di strumenti informativi capaci di generare sentimenti di angoscia;
2)    Il consenso, come ricerca di conformità universale nell’agire sociale e nel discorso pubblico;
3)    La sproporzione, ossia un’amplificazione della relazione con dati alterati ad hoc;
4)    La volatilità, nel significato di ripetizione degli argomenti in maniera ciclica, con archetipi in precedenza collaudati.

L’indagine degli aspetti etici conferma che essi sono congiunti a quelli della ricerca scientifica la quale, a causa dei finanziamenti, non valuta i pericoli del ‘double effect e benefict’ (principio del duplice effetto). Un atto terroristico si fonda essenzialmente sul categorico rifiuto della dignità della vita di ogni essere umano, quale valore universalmente riconosciuto dal diritto internazionale. La ricerca di Sinno, responsabile del Day Surgery Anestesiologico dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, evidenzia che in questo periodo storico il tema del bioterrorismo fa emergere diversi paradossi. Il primo è l’illusione della sicurezza delle società che si può ottenere tenendo distinte culture antropologiche differenti. Il secondo paradosso è ritenere valido l’adesione a progetti che semplificano le complessità umane. Il terzo mito è quello di risolvere ogni contrasto ricorrendo ad una tecnoscienza precisa e infallibile, senza considerare che nelle sue applicazioni è sempre più discriminatoria e illiberale.

Il bioterrorismo interroga le nostre coscienze, ci chiama a rispondere a diversi dilemmi etici, scientifici e giuridici. L’autore conclude affermando che difendere la vita è un traguardo possibile e razionale, se fossimo capaci di agire con saggezza, fonte e forma di equilibrio. Forse vale la pena leggere questo saggio: è una riflessione globale sulla precaria situazione dell’homo sapiens che, se non motiva la sua presenza pacifica nella biosfera e nell’universo, rischia di trasformarsi in quello ‘insapiens’. Da Cicerone «Non basta acquistare la sapienza, bisogna anche usarla bene» a San Agostino «La sapienza dell’uomo sta tutta nella pietà» in molti hanno provato a dare un senso alla sapienza umana, ma tutti sono stati in sintonia nel considerare il ricorso alle armi un atto di inutile crudeltà. Il libro di Sinno ci fa venire in mente la definizione che Pascal dà della pietà: «La pietà non è una moneta che si getta per l’elemosina a colui che soffre: è un tesoro di umanità, di cui si fa partecipe il sofferente». Un atto terroristico disprezza la dignità della vita: il messaggio del libro è un invito a recuperare il sorriso ed a far sgorgare le lacrime naturalmente e non certo per volontà umana.

Nella foto il professore Sinno con la figlia Francesca, che ha disegnato il graffito riprodotto sulla copertina del libro e che sembra chiedere al genitore: «What? What do you expeet me to say?».  I giovani, tutti i giovani del mondo, interrogano i loro genitori per chiedere (i latini direbbero non ‘peto’, ma ‘quaero’!): «Cosa? Cosa vi aspettate che io dica?». Per il futuro delle nuove generazioni, per il diritto a vivere dei nostri figli e nipoti possiamo trovare soluzioni se non giuste, almeno eque? Non è sufficiente un bacio affettuoso per tacitare la nostra coscienza di genitori: possiamo tutti insieme dare e fare di più!

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