'La dolce vita', la grazia impossibile

di WALTER CANNELLONI - ROMA - Questo affresco disordinato e spesso magniloquente su Roma e sulla sua “grande bellezza”, con parti decisamente irrisolte (il personaggio dell'intellettuale e il lungo episodio del “finto miracolo” in una cittadina di provincia), voleva descrivere il disorientamento e il caos di un mondo che non ha più molto da proporre, e l'angoscia di ricerche troppo presto placate nella pigrizia quotidiana.

Mosso, colorato, ampio e appassionante, il film ebbe un enorme successo in tutto il mondo, forse più per la sua vivacità e il suo scandalismo superficiale che non per la profonda morale che Fellini aveva voluto introdurvi: l'uomo che ha perduto il senso della vita e non sa più ascoltare il richiamo della grazia.

La trama della pellicola non è facilmente narrabile: la scena si apre con una enorme statua del Cristo Lavoratore, agganciata a un elicottero, che sorvola i cieli della periferia romana diretta a San Pietro. La segue un altro elicottero con a bordo Marcello, redattore di una rubrica mondana (che ha rinunciato a ogni ambizione letteraria), interessato a qualunque bizzarro avvenimento che possa fare notizia. Più tardi, nella serata, in un night-club, Marcello incontra Maddalena (Anouk Aimèe), una nevrotica nobildonna la quale assolda una prostituta perché le ceda la sua sordida stanza da letto dove poter fare all'amore con Marcello.

Quando il giornalista torna a casa, scopre che la sua amante Emma (Yvonne Fourneaux) ha tentato il suicidio e la porta all'ospedale. Il giorno dopo il suo lavoro lo conduce all'aeroporto di Fiumicino per il previsto arrivo di Sylvia (Anita Ekberg), una sex-symbol del cinema americano. Marcello la trova irresistibile e la segue in un night-club, dove la diva si esibisce in una selvaggia danza erotica. La accompagna all'albergo e si azzuffa con il marito, un attore di Hollywood in declino (Lex Barker), specializzato nel ruolo di Tarzan.

Intanto Marcello è incaricato di un lavoro fuori Roma. Due bambini affermano che la Madonna ha fatto un'apparizione in un campo. Gli ammalati e gli afflitti arrivano da ogni parte nella speranza di una miracolosa guarigione, con la pubblicità e il fanatismo che vi si collegano. Marcello va poi a trovare Steiner (Alain Cuny), suo amico intellettuale, e la visita lo rende dolorosamente conscio della miseria spirituale della vita che conduce.

Sulla spiaggia incontra una giovane fanciulla umbra (Valeria Ciangottini) ed è commosso dalla sua innocenza. Ritornato a via Veneto, apprende che il padre (Annibale Ninchi) è venuto a Roma per fargli visita. Il vecchio spera che una notte nella Città Eterna possa fargli rivivere le stagioni della sua giovinezza, ma viene colpito da infarto nella casa di un'entreineuse che Marcello gli ha fatto conoscere, e decide di tornare mestamente a casa.

Marcello viene poi invitato in un castello fuori Roma. I componenti più giovani del gruppo si incontrano in una villa cadente che sorge nel parco per organizzare un'orgia all'aperto, tra le rovine. Marcello apprende che il suo amico Steiner si è suicidato dopo aver sparato ai suoi due bambini.

La tragedia spinge Marcello verso eccessi sempre più selvaggi ed è proprio lui che conduce l'ultimo baccanale. All'alba il gruppo si risveglia, trascinandosi pigramente verso la spiaggia di Fregene, dove scopre un mostruoso pesce che qualche pescatore ha tratto a riva. Quando gli altri se ne vanno, Marcello intravede la stessa fanciulla pura, simbolo di innocenza, che aveva incontrato precedentemente. La chiama, ma il vento trasporta la sua voce lontano.

”La dolce vita” è il primo, ambizioso esempio di “film aperto”, in cui inizio e fine sono solo riferimenti convenzionali: per questo l'opera fu definita un grande affresco cosmico e una finestra aperta sul mondo, un mondo buio, disordinato, magmatico, in cui il protagonista, affacciandosi a contemplare una vita senza ideali, dominata dal più crudo materialismo, è lo specchio della curiosità del regista stesso. Qui fanno la parte del coro i “ paparazzi”, testimoni onnipresenti che fissano lo scorrere della “dolce vita” con implacabile esattezza, rozza espressione di una società che li ha modellati a propria immagine per soddisfare una crescente sete di emozioni.

E' qui evidente la morale felliniana, atto di accusa a tutti coloro che, dimenticando i valori più genuini, si illudono di soffocare nei piaceri le insopprimibili esigenze dell'animo umano. Steiner, intellettuale cupo e dolce, è infatti una delle figure emblematiche più significative dell'intera opera. Nel film c'è però tutta una folla di personaggi: patetici, fastosi, sensuali, corrotti, eccentrici, orgiastici. Il meglio delineato è sicuramente la diva di Hollywood, una creatura ingenuamente animalesca ed istintiva, la cui vitalità e il cui fascino erotico la innalzano a simbolo della donna-mito. 

Splendidamente interpretato da Marcello Mastroianni e dalla rapinosa Anita Ekberg, il film ha regalato all'immaginario collettivo del cinema la scena del bagno a Fontana di Trevi, in cui Sylvia-Anita si getta vestita nelle acque del monumento invitando l'incantato Marcello a seguirla (“Come here, Marcello, come here”). Grazie a questa recitazione superba, alla suggestiva musica di Nino Rota, ai costumi e alla scenografia di Piero Gherardi e alla fotografia di Otello Martelli, la pellicola esprime con vigoroso talento la grandiosa concezione da cui Fellini era stato mosso a realizzare l'opera.

Regia Federico Fellini, sceneggiatura Federico Fellini, Ennio Flajano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi, fotografia Otello Martelli, scenografia Piero Gherardi, musica Nino Rota. Interpreti: Marcello Mastroianni, Anouk Aimee, Anita Ekberg, Annibale Ninchi, Alan Cuny, Yvonne Fourneaux, Lex Barker, Valeria Ciangottini. Produzione: Italia, 1960

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