I briganti? Criminali. Parla Radio Savoia

FRANCESCO GRECO - Criminalizzare il nemico è propedeutico al suo annientamento. Anche lo psicologo dell’Asl potrebbe dirci che è un passo obbligato per formattare eventuali remore di natura morale. Non fanno forse così anche i regimi autoritari? Il comunismo non faceva "impazzire" i dissidenti seppellendoli nei gulag? E il nazismo non perseguitò gli “impuri”, i non appartenenti alla razza ariana, annientati nei lager? E i massacri di Pol Pot?

Il format è stato usato anche da Giampaolo Pansa per derubricare la Resistenza a un fatto di vendette personali (che pure ci furono), senza un input di carattere politico. Roba da impaginare in cronaca nera.

Marco Vigna lo fa in maniera elegante e dotta, volando alto con una barca di citazioni e una montagna di bibliografia, ma diradato il polverone usa lo stesso paradigma nel saggio "Brigantaggio italiano" (Considerazioni e studi nell'Italia unita) edito da Interlinea, Novara 2020, pp. 560, euro 28, con la prefazione di Alessandro Barbero. Che ammette subito trattasi di una questione complessa (“fenomeno straordinariamente sfaccettato e multiforme”), ma che poi scheda subito come “criminale di straordinaria e gratuita ferocia”. Ma forse si riferiva ai 120mila soldati piemotesi… Vigna fa un passettino avanti, e arriva a considerare il brigante mosso solo da astio personale e il brigantaggio come postulato delle mafie. Il contesto in cui si sviluppò? Svanisce sullo sfondo, acquerelli, folklore. Il brigante uomo d'onore, coppola storta e lupara. A cui nega dignità umana e di soggetto politico. Forse nemmeno il boia Enrico Cialdini si sarebbe spinto a tanto.

Il brigantaggio fu annientato - e non poteva essere diversamente perché era spoglio di strategia militare e politica, fu solo un fenomeno dettata da una reazione spontanea, senza alcun coordinamento nel tempo: nella fase immediata dell'annessione, ci fu un minimo di progettualità, che poi svanì. L'unità d'Italia costò oltre un milione di vite umane. Dal punto di vista etico, i Savoia interpretarono a modo loro le teorie alla moda dell'antropologo Cesare Lombroso, considerate aberranti. Per le quali i meridionali già nei tratti somatici tendevano al crimine. Nelle terre di Pitagora, di Ennio, Livio, Federico II, ecc.

Essendo delinquenti a prescindere, direbbe Totò, già nella forma del cranio, gli occhi troppo vicini, l'esercito piemontese si assegnò la missione umanitaria di ripulire il paese dall’aspetto etnico, nel nobile intento di unire l'Italia, mission sponsorizzata e finanziata da potenze straniere e che mai è stata davvero metabolizzata, dopo oltre un secolo e mezzo.

Vigna in pratica ha saccheggiato l'Archivio storico di Torino e ha portato un vagone di scartafacci in tipografia. C’è del metodo nella follia. Non troverete alcuna allusione a "Fenestrelle", non un resort a 5 stelle ma una sorta di gulag-lager-laogai. Nessun documento sulla vita nel lager piemontese: anche se analfabeti, i briganti forse scrivevano a casa, qualche cartolina l’avranno mandata, ma i Savoia non hanno fatto uscire nulla. Altra follia nel metodo.

Non troverete nominati né Cialdini né Pinelli, noti benefattori dell’umanità. Si è limitato solo a fare i titoli dei capitoletti. Sia chiaro: gli eccessi ci furono e anche le vendette personali. Ma lo storico deve depurare. Anche perché quelli che considerano i briganti patrioti e partigiani (Gramsci fu uno dei tanti), pure citano documenti d'archivio, come hanno fatto Gigi Di Fiore (“Briganti!”, Utet 2017), Carlo Coppola, “Il brigantaggio nel Salento” (2004), Ivan Ferrari, “Vite sbandate” (Esperidi Edizioni, 2015), per citarne solo alcuni.

Come la Resistenza, il brigantaggio fu una guerra civile, una lotta per l’indipendenza. Spacciarli per antropofaghi, infilar loro a tracolla la lupara e ficcargli in bocca lo scacciapensieri, è un’operazione intellettualmente disonesta, da manutengoli. Ma se la Storia la scrivono i vincitori, da Senofonte a Plutarco e Tacito, la propaganda fa parte degli arnesi del mestiere.

Chissà cos’avrebbe scritto Vigna se i meridionali fossero andati al Nord, nelle paludi, a massacrare donne vecchi e bambini, bruciare le loro case, a saccheggiare le loro risorse, a portare la “civiltà” in punta di baionetta e di pulizia etnica?

Il prossimo passo sarà il brigante antenato dei nazisti? Uno biondo con gli occhi azzurri si può trovare. Il fotoshop fa miracoli…

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto