Libri. “Cieco”, come l’amore


FRANCESCO GRECO - Lise è esperta di statistica e va a Berlino per approfondire la materia, la notte non dorme certo da sola. In precedenza si era messa con un commercialista dai bei natali, ma la famiglia non accettava la sua pelle ambrata e la vivacità sentimentale. La tragedia è nell’aria: a cena il figlio infila un coltello in testa al padre. Ma forse è solo un delirio della mente di chi racconta (Lise) poiché il web non conserva traccia del tremendo delitto. Comunque non può non finire in cura psichiatrica, l’incontro con certe donne può essere fatale.

A una festa Lise incontra Alejandro, che studia giurisprudenza e vive con la mamma, Sonia Martinez, che vent’anni prima è partita dalla Colombia dicendo alla famiglia che andava a fare la badante in Italia. E infatti ogni tanto manda i soldi al villaggio. Solo che la mattina lavora in una pasticceria e la notte sotto i lampioni e sotto lo sguardo ebete di un ministro, uno di quei moralisti che da un manifesto promette la “redenzione” urbi et orbi, uno di quelli che vanno oggi, q.i. sotto zero, autoreferenzialità, e intanto ruba il futuro al popolo.   

Una sera che l’incasso è stato buono ma la sfiga ci vede benissimo, sempre sotto lo sguardo paraculo del suddetto fregnacciaro, la ragazza è afferrata da un paio di delinquenti spuntati dai cespugli, spinta al buio e violentata. 

Invece di abortire, coraggiosamente, decide di tenere i gemelli, Alejandro e Manuela, pur avendo mezzi scarsi, e infatti la bimba la fa trovare alle suore del quartiere, tiene il bimbo che gli pare più fragile. 

Trama intrigante quella di “Cieco”, quarto romanzo di Gabriele Marra, Tipografia Altograf srl, Casarano (Le) 2019, pp. 112, € 10, prefazione di Anna Valentina Adamo, bella cover di Sara Marra (“Cuore in mano”). Al momento lavora alla sua quinta performance, in precedenza ha pubblicato “L’uomo che trascinava il vento” (2008), “Il giorno che Andrea imparò a volare” (2010, romanzo dedicato al grande Torino che perì a Superga), “Anima” (2016), premiati in un po’ in tutta Italia.

Prima considerazione: perché l’editoria “alta” (a cui supponiamo Marra si è rivolto) lo ha snobbato? “Cieco” è una storia con una bella tessitura e una scrittura fascinosa, che procede in forma di diario, con un linguaggio innovativo, scavo psicologico, tensione fino all’ultima riga.

La storia di Lise eAlejandro procede come una seduta psicanalitica: lei ha una personalità onnivora, vive intensamente, ha una forma mentis pragmatica e compulsiva che lo scrittore attribuisce alle donne d’oggi (“Lo so che ti ho fatto soffrire, ma è giusto che tu sappia come sono realmente…”, “sono stufa di bambinoni viziati…”), lasciando quasi intravedere un archetipo corrente. 

Lui è confuso (“Mi chiamo Alejandro Martinez, ma anche Orlando, Werther, Jacopo, Oltello, Amleto… Ha il sorriso che avrebbe la luna, sazio e crudele…”, “non mi ci trovo bene neanch’io in una società che corre e compete…”) e intimidito dalla sua sensualità estrema, sovrastato dalla vitalità senza limiti della donna 2.0. Ma chi sono in realtà Lise e Alejandro?

Ovviamente non diremo una parola di più, lasciando al lettore il brivido di scoprirlo da solo. Però salutiamo Marra come uno scrittore ben dentro la modernità fluida e magmatica in cui siamo immersi: capace com’è di restituirla nitidamente sulla pagina, e di comunicarci le infinite declinazioni della passione nei nostri tempi barocchi. 

Ma forse non c’è nulla di nuovo se si va a guardare i miti del passato: da Didone a Cleopatra (non per caso alla fine compare Sofocle…), Lise non può anche essere letta come una citazione? 

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