L'Europa deve decidere cosa fare col gas

(Pixabay)
La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina resta al centro del dibattito. I tagli che ci sono stati nell'ultima settimana alle forniture di gas russo stanno iniziando a mostrare i primi effetti. La mossa di Mosca appare ormai chiara: intrappolare il Vecchio Continente in una spirale fatta di prezzi alle stelle e approvvigionamenti sempre più a singhiozzo.

Ecco cosa sta succedendo.

Ieri il costo del metano alla borsa di Amsterdam è schizzato del 43% in una settimana, passando da 82,5 a 117,74 euro, con un picco di 134 euro al MWh registrato dopo i nuovi tagli resi noti dai russi. Il trend potrebbe peggiorare e sulla tenuta degli stoccaggi comuni in vista dell'inverno nelle capitali europee comincia a pendere un minaccioso punto interrogativo.

La giornata si è aperta con le notizie non certo positive per l'Italia. A fronte di una richiesta giornaliera da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato che ne fornirà solo il 50%.

Solo qualche ora dopo è stata Parigi a rendere noto di non ricevere più metano via gasdotto. Lo stop in questo caso, è la spiegazione arrivata da Berlino, non è l'effetto di una nuova decisione russa bensì della stretta di Mosca sui flussi lungo il Nord Stream 1, che porta energia in Germania.

Tagliando il gas verso i Paesi europei più orientali Mosca crea un effetto domino che si propaga quasi per l'intero continente. E anche al fornitore slovacco Spp la Russia ha comunicato che, a giorni, le consegne saranno dimezzate. Secondo i principali governo europei quella di Mosca è una "decisione politica", come ha sottolineato il cancelliere tedesco Olaf Scholz all'indomani della stessa accusa lanciata dal premier Mario Draghi, che ha liquidato come "bugie" le motivazioni tecniche addotte da Gazprom.

Un'azione ritorsiva, dunque, anche a seguito dei pacchetti di sanzioni imposti da Bruxelles. 

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