Libri: 'In viaggio con Eco' di Capozza e Latorre, illustrato da Cagnazzo

Alessio Rega, Maria Pia Latorre e Giuseppe Capozza

LIVALCA
- Il dirigente scolastico Giuseppe Capozza, insegnante e cultore di Letteratura per l’Infanzia, mi ha fatto dono della sua ultima fatica editoriale dal titolo «In viaggio con Eco», pubblicata dalle “Edizioni latte di nanna” di Alessio e Sabrina Rega. Alessio Rega è un giovane giornalista, scrittore ed imprenditore, laureato presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Bari, molto attivo in ambito editoriale.

Il testo di Capozza è un libro a quattro mani perché viene affiancato da una prolifica autrice di lavori di narrativa e saggistica, Maria Pia Latorre, nota per il suo approccio non formale con la poesia, cimentatasi anche nella sfera del volontariato più puro e cristallino. La docente si è formata alla scuola del professore Giancane (Daniele venirmi a trovare non implica “Non in solo pane vivit homo”, ma semplicemente che “Non venit ante suos prudentia nobilis annos”… che detto da Gianni avrà pure un ‘senso’) e partendo da «Raccontiinascensore» ha proseguito con «Vai Ivan», evitando con bravura «Il pasticcio di fata», ma, avendo le «Stelle controvento», ha dedotto che «Sbocciano guai» se continui a ripetere «Non capisco l’asterisco». Latorre e Capozza hanno coinvolto, per illustrare il loro volume, una talentuosa avvocata specializzata in Legislazione Minorile, Noemi Cagnazzo, che si è laureata a Bari, pur essendo nata in una cittadina, Rovigo, al centro della pianura del Polesine; la medesima, fin da ragazzina appassionata di disegno e scrittura, è una moglie felice e una mamma appagata: sarebbe stupendo se avesse trovato anche l’Amore in Puglia. Ha pubblicato alcuni libri illustrati i cui titoli sono ‘parlanti’: “Mamma, raccontami una storia”, Da Bullo a Bello”, “Tu sei me ed io sono te” che attestano quanto le passioni di questa professionista siano viaggi nel cuore, finalizzati a rendere il nostro futuro più roseo e ottimistico.


la copertina di 'In viaggio con Eco'

Gli autori - onde evitare facili e suggestivi riferimenti con il filosofo, scrittore e critico Umberto Eco, morto nel 2016 ma vivo in tutto il mondo per “Il pendolo di Foucault” che ‘dipendeva’ da “Il nome della rosa” - utilizzando l’ultima di copertina ci danno utili indicazioni sulla ninfa Eco. Nei miei ormai lontani ricordi che si riferiscono alle “Metamorfosi” di Ovidio, la ninfa Eco con la sua ‘ars oratoria’ cerca di evitare che Era (Giunone) scopra le ‘scappatelle’ di Zeus (Giove). Appena la dea, regina del cielo, venne a conoscenza del ‘sotterfugio’ reagì con la furia tipica del suo temperamento, punendo la ninfa con il castigo di ripetere ossessivamente le ultime voci udite. Eco, innamoratasi del bel Narciso, vide infranto il suo sogno dal rifiuto del bellissimo innamorato ‘cotto’ del suo riflesso: in seguito a quel dolore la ninfa si ‘ridusse’ … a semplice voce (Vi risparmio la versione meno conosciuta in cui Eco, ninfa dedita alla musica, rifiutò le proposte d’amore di Pan e fu ‘sbranata’ dai pastori in modo da sopravvivere solo come voce).

«In viaggio con Eco è un percorso di osservazione della realtà attraverso i cinque SENSI. Dai sensi verso l’ESSENZIALE, con il racconto di alcuni aspetti della vita quotidiana dei bambini. Ad accompagnare i lettori in questo viaggio esplorativo, la ninfa Eco, etereo personaggio la cui leggiadria ha il tocco di un sussurro. La sua simpatia catturerà l’attenzione dei piccoli e sarà per loro un’inseparabile compagna d’avventura» con queste parole tanto appropriate quanto esplicative gli autori consigliano la consultazione del loro singolare (estroso?), specifico e pur ‘normale’ lavoro: pensato per i piccoli, affinché i grandi intendano (Non si è mai abbastanza nonni per imparare).

Il libro è confezionato in maniera così spontanea che, quando ritieni che sia finito e che ti imbatterai nell’indice, spunta in ‘apnea’ una riflessione del critico letterario, giornalista e scrittore Angelo Petrosino. Conoscevo di nome Petrosino per i suoi lavori incentrati sul personaggio di Valentina, quando ad agosto 2015 venne a trovarmi un signore che mi parlò di lui. Questo distinto signore, classe 1936, prima mi riferì che Petrosino è un piccolo centro in provincia di Trapani e poi mi precisò che lo scrittore era nativo di Castellaneta (TA) come lui. L’argomento del nostro incontro fu un libro “Ciao, io mi chiamo Antonio” pubblicato da Petrosino e che era incentrato sul disturbo noto come dislessia: ossia un disagio che compromette il riconoscere i segni della scrittura. A questo affabile signore omaggiai alcune nostre pubblicazioni, sempre in attesa che mi ‘svelasse’ il motivo del nostro incontro, che deduco fosse la pubblicazione di un libro. Infatti aveva fra le mani dei fogli il cui dorso era tenuto insieme da una copertina rigida di colore azzurro, bloccata da una legatura che oggi si trova ovunque. Non vi era scritto niente sulla copertina e non mi ha mai passato il presunto manoscritto. Poi sopraggiunse un trafelato individuo che si presentò come Catalano, o qualcosa di simile, che riferendosi al mio interlocutore disse: ”Professore dobbiamo andare per avere tempo per le altre commissioni”. Provai a dare un cartoncino con il mio numero di cellulare, ma cortesemente il professore replicò che non aveva cellulare e che disponeva di tutti gli elementi necessari per ricontattarmi. Onde evitare che si ritenga abbia ‘sognato’ preciso che all’incontro era presente lo scrittore Felice Alloggio, che con raffinatezza ci privò subito della sua testimonianza. Ultima annotazione questo castellanetano, nel nostro breve incontro, mi rivelò l’anno di nascita dello scrittore Petrosino (che corrisponde al mio) e puntualizzò che vive attualmente vicino Torino. Questo contatto è rimasto, ad oggi, unico.

Ho dedotto, essendo Capozza nato a Torino esattamente sette anni dopo Petrosino, che si siano conosciuti da quelle parti e che abbiano coltivato i comuni interessi e ‘cementato’ nel tempo i rapporti al servizio delle giovani leve (qualora avessi errato, mi appello a ‘Erriamo tutti, ma ciascuno a suo modo’).

l'avvocatessa Noemi Cagnazzo
Al termine del suo intervento il nostro Petrosino, nostro perché comunque nato in Puglia, ci regala con 18 semplici parole, allineate nel modo più parco possibile, l’essenza del libro: «Nelle mani di un adulto consapevole è uno strumento efficace per la formazione estetica e pedagogica dei piccoli».

Il mio nipotino Mario, che ha compiuto sette anni l’8 luglio scorso, si è trovato casualmente a Bari in questi giorni, infatti vive a Roma con i genitori, e l’ho ‘convinto’ a leggere il libro - è un asso del cellulare e pc, molto meno della lettura - con il risultato che ora mi chiama ‘nonno Gianni testadura’. Amico lettore quando leggerai il libro, a prescindere dalla tua età, capirai che ‘i nonni sono tante storie, tristi buffe e senza età’. Vi segnalo tre perle-pillole del libro che stimolano non solo la fantasia dei piccoli, ma non atrofizzano il ben dell’intelletto dei ‘grandi’: “I nomi delle dita”, “Conta del tocco ri-tocco” e la beneaugurante “Dall’Eco logia all’Eco grafia il volo è breve”.

Ho conosciuto l’amico Capozza nel periodo del “Tempo di ritrovarsi” per cui ricordo fin da allora quanto fosse incisivo quel suo sguardo remissivo non per ‘accondiscendere’ senza riserva, ma solo per ricordarti che la sua educazione gli impone di ripetere il suo punto di vista, magari cambiando i vocaboli, ma la sostanza resta inalterata (Senza impegno, costanza e riflessione difficilmente si raggiunge la meta). Quando seppi che era nato a Torino non nascondo che lo paragonai al grande Macario - se avete qualche foto dell’artista giovane, chiudete gli occhi e ascoltate la voce, poi quando li riaprirete noterete prendere corpo la stessa intelligenza non per vanagloria, ma per tenderti la mano - e non penso di andare fuori tema affermando che sarebbe stato grandioso, un autentico ‘gianduiotto’, se il grande Erminio avesse potuto leggere in televisione le pagine del libro (non è detto che un’idea di un nonno possa essere già ‘scaduta’… le parole non si vendono al supermercato).

Ultima considerazione: Giuseppe mi ha stilato una dedica affettuosa sul suo libro, vergando una parola conclusiva che tanti dovrebbero oggi accostare non a me, ma a quello che ha rappresentato per molti l’attività iniziata da mio padre. Non era Giuseppe che doveva redigerla ma, per restare in argomento, consideriamola l’ECO di tutte le altre… assenti ‘innocenti’.

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