Bitonto, lo scempio degli ulivi: sradicati 2mila alberi per far posto a pannelli fotovoltaici. Sicolo (CIA): “Una vergogna!”
BITONTO – Dove un tempo crescevano maestosi ulivi secolari, simbolo e risorsa identitaria della Puglia, oggi avanzano pannelli fotovoltaici e colate di cemento. È quanto sta accadendo in agro di Bitonto, in località Pozzo delle Grue, dove è in corso lo sradicamento di circa 1950 alberi di olivo per fare spazio a un impianto fotovoltaico da quasi 15 ettari, autorizzato dalla Regione Puglia con il benestare del Comune.
L’impianto, promosso dalla società GDR Solare S.r.l. e denominato “Torre delle Grue”, produrrà una potenza nominale di 11,9712 MWe. Ma il prezzo da pagare, secondo agricoltori e ambientalisti, è troppo alto: si tratta, denunciano, di una ferita ambientale e culturale profonda, che mina alle radici l’identità rurale e agricola del territorio.
Gennaro Sicolo (CIA Puglia): “Sembra un disastro naturale, ma è tutto autorizzato”
Durissima la denuncia di Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di CIA – Agricoltori Italiani della Puglia:
“Sembra il luogo in cui è passato un disastro naturale e invece è tutta opera dell’uomo e della politica. Olivi sanissimi, secolari, vengono sradicati per fare posto a una macchia nera di pannelli. È uno scempio, una vergogna assoluta, che avviene con il silenzio-assenso delle istituzioni locali e regionali.”
Olio sostituito da energia: il paradosso pugliese
In una regione che ha fatto dell’olio extravergine d’oliva uno dei suoi principali ambasciatori nel mondo, l’espianto non avviene – come in altri casi – per contenere la Xylella, ma per fare spazio all’energia solare. Una contraddizione che, secondo Sicolo, mina il principio della tutela del suolo agricolo e dimostra come la transizione ecologica, se mal gestita, possa trasformarsi in una nuova forma di devastazione.
“Ci riempiamo la bocca con slogan come ‘stop al consumo di suolo’, ma intanto continuiamo a distruggere campi, a sradicare tradizioni e colture storiche. La sostenibilità non può essere a senso unico, e questa non è transizione ecologica: è speculazione autorizzata.”
L’appello: “Fermatevi prima che sia troppo tardi”
La CIA Puglia e numerose realtà agricole locali chiedono un’immediata revisione del progetto, un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e criteri più stringenti per l’approvazione degli impianti fotovoltaici a terra, in particolare nelle aree agricole di pregio.
La domanda ora è: è questo il modello di sviluppo che si vuole imporre ai territori rurali? E soprattutto, può davvero definirsi “green” un progetto che cancella 2mila ulivi per produrre energia?