Recensione. “No Other Land”, un grido di dolore del Popolo Palestinese

DEBORAH PETRUZZO. Questa volta, per me, non è stato così scontato andare al cinema.

Aaahh il cinema… luogo dove le ore passano liete nel guardare la proiezione di film, che siano avventurosi, sentimentali o d’azione.

Uscendo poi dalla sala si discute con gli amici del film appena visto, lo si critica o lo si elogia.

Venerdì 2 Maggio ho deciso di andare a vedere in completa solitudine il famoso documentario “No Other Land” premiato agli Oscar e di cui non si è parlato abbastanza, o più probabilmente di cui non si vuole offrire una giusta divulgazione.

Armata di taccuino e penna per come si suol dire “prendere appunti”, mi siedo e aspetto impaziente l’inizio del documentario.

Già l’inizio. Che dire? L’inizio trapelava già la fine. Ciò che risulta complicato è la difficoltà a raccontare la trama o analizzare i personaggi.

In fondo cosa ci sarebbe da analizzare? Di quale trama potremmo mai raccontare?

Di solito ci si attiene a una scaletta più o meno cronologica… inizio, svolgimento, conclusione.

Nel documentario tutto si concentra sulla paura, l’angoscia e la violenza. Ci si trova di fronte a una realtà (per molti versi nascosta) assolutamente irreale.

Rispetto ai film tradizionali, questo documentario possiede la potenza della verità di immagini in presa diretta.

Deborah Petruzzo
Proiettato nella lingua originale, l’arabo, ci permette di immedesimarci ancora di più nella tragedia palestinese.

Ci troviamo in Cisgiordania, in particolare nell’area di Masser Yatta. Girato prima del 7 Ottobre 2023, il documentario è un grido di dolore del Popolo Palestinese.

Frutto di una collaborazione e di un lavoro collettivo palestinese-israeliano. Il documentario prende le mosse dalla storia di amicizia tra Basel, attivista palestinese e Yuval, giornalista israeliano.

Insieme filmano e raccontano le violenze e i soprusi che i coloni e l’esercito israeliano perpetuano da anni.

A Masser Yatta sono (erano) presenti numerosi villaggi di Palestinesi, per lo più agricoltori. Le case vengono sistematicamente abbattute seguendo il piano di espansione coloniale di Israele.

I Palestinesi vengono brutalmente picchiati, le scuole demolite, il bestiame portato via. Le coltivazioni non possono essere innaffiate in quanto le condutture idriche vengono rotte e i pozzi cementati.

Demolizioni, trasferimenti, umiliazioni sono all’ordine del giorno e segnano il destino di un popolo che non ha nessun diritto e nessuna speranza.

Nonostante le numerose risoluzioni dell’ONU, nulla è cambiato; le violazioni continuano sotto lo sguardo indifferente del mondo.

Il documentario alterna coinvolgenti e drammatiche riprese in diretta a momenti di riflessione su quanto sta accadendo da molti anni in questa regione. Ma racconta soprattutto la lotta non violenta delle famiglie che da secoli abitano queste terre.

Il documentario mostra la tenacia con cui uomini, donne e bambini cercano di difendere ciò che è loro, armati solo da determinazione e coraggio.

Lo sguardo che i Palestinesi rivolgono ai soldati israeliani cercando empatia e comprensione, credo sia il punto focale del documentario “No other land” è un manifesto. E’ una lezione di resilienza.

Riprendo le parole di un mio conoscente Palestinese: “Noi non vogliamo nulla. Vogliamo solo essere lasciati in pace. Vogliamo solo vivere. Nella nostra terra”.