Nei boschi della Puglia, dove vivono fate e folletti
MARIO CONTINO* - La Puglia non è fatta solo di mare e borghi storici: nei suoi boschi e nelle sue campagne sopravvivono leggende che parlano di fate e folletti, creature piccole e misteriose, conosciute con nomi diversi a seconda delle zone – Lauri, Uri, Scazzamurrieddri, Sciaccuddhi.
Piccoli esseri dal cappello a punta, capaci di rendersi invisibili o di apparire nei sogni, vengono descritti come dispettosi ma anche generosi, a seconda dei racconti. Alcuni anziani mi hanno confidato che non si tratta di semplici fiabe: “sono storie vere, accadute a gente di qui”, ripetono con convinzione.
Ed è ascoltando queste voci che ho ricostruito le leggende legate a quattro luoghi della Puglia, oltre che ad aver creato il capitolo sul mio libro Fate e Folletti (Tribal Edizioni – 2025).
Selva Reale (Ruvo di Puglia, BA) – Il canto dei folletti
Un contadino della zona mi ha raccontato di quando suo nonno, da ragazzo, si addormentò sotto una quercia della Selva Reale. “Diceva che fu svegliato da risate strane, come di bambini. Aprì gli occhi e vide tanti piccoli uomini correre parlando in una lingua sconosciuta. Quando tutto svanì, in mano gli restava solo un rametto d’alloro. Da quel giorno cominciò a credere nei folletti”. Una storia che non fa parte delle leggende più note ma che proprio per questo ritengo più interessante.
Bosco di Rauccio (Lecce) – La fata del lago
Un’anziana signora di Lecce mi ha sussurrato questa leggenda con aria seria: “Nel Bosco di Rauccio vive una fata che appare solo a chi si perde”. Secondo il racconto, un viandante smarrito incontrò una donna bellissima dai capelli dorati, che lo guidò fuori dal bosco per poi sparire alle sue spalle. “Mia nonna diceva sempre – mi ha confidato l’anziana – che quello spirito è il guardiano del bosco”.
Boschetto delle Fate (Modugno, BA) – Le sfere luminose
Alle porte di Bari, poco distante da Modugno, si trova un boschetto che da generazioni viene chiamato “delle Fate”. Un uomo mi ha raccontato di un ragazzo coraggioso che, anni fa, decise di avventurarsi di notte tra quegli alberi per cercare risposte alle storie che aveva sempre sentito. A un tratto, il silenzio fu spezzato da strane fiammelle azzurre che fluttuavano a mezz’aria, muovendosi tra gli arbusti come piccole lanterne vive. Il giovane, preso dal panico, scappò senza voltarsi indietro e non mise mai più piede nel bosco.
Ma accanto alle leggende vi è il pericolo reale da non sottovalutare: oggi il luogo è considerato pericoloso per la presenza di attività illecite, e molti raccomandano di non avventurarsi da soli, soprattutto dopo il tramonto. Forse è proprio questa commistione tra suggestione e rischio reale ad aver alimentato nel tempo le leggende del Boschetto delle Fate.
Porto Selvaggio (Nardò, LE) – La danza delle fate
Un pescatore anziano mi ha confidato una delle storie più suggestive del Salento: “Di notte, a Porto Selvaggio, nella pineta compaiono cerchi di luci che poi scompaiono, e sfere luminose che corrono tra gli alberi.” Il pescatore giurava che un escursionista del paese avesse udito risate leggere, come di fanciulli.
La Puglia dei racconti sussurrati
Ogni luogo visitato custodisce non solo una leggenda, ma anche un frammento di identità culturale. Le voci degli anziani danno vita a un patrimonio immateriale che resiste al tempo, trasmettendo insegnamenti nascosti come il rispetto per la natura, la diffidenza verso l’avidità , la capacità di credere nell’invisibile.
Camminando in questi boschi, non è difficile pensare che, tra il fruscio delle foglie, possa celarsi davvero il passo leggero di uno Scazzamurrieddru o il soffio di una fata che veglia sul viandante.
* Lo Scrittore del Mistero
