Scusi, per Santiago de Compostela vado bene?
FRANCESCO GRECO.
Fino a quando mi dimenticherai, Signore?
Fino a quando mi priverai del Tuo volto?
Illumina i miei occhi
E il mio cuore esulterà per il tuo saluto!
Da Federico di Svevia e i Crociati, a Marco Polo e Cristoforo Colombo (però dopo i Vichinghi), volendolo forzatamente ridurre a unicum, il Medioevo è un lungo viaggio degli uomini verso mondi inesplorati, popoli, culture, mercati: un intreccio fascinoso durato mille anni.
La spiritualità e la fede furono uno degli input più forti, come se si rispondesse a un richiamo arcaico sottinteso. Mettersi una bisaccia in spalla, trovare un bastone (appunto detto del pellegrino), era fenomeno diffuso, faceva un sacco trendy. Occorreva farlo almeno una volta nella vita, per trovare la pace in questo e, soprattutto, nell’altro mondo.
Una tematica su cui in tanti hanno scritto, religiosi e laici. Chi sostiene che si andasse perché in crisi spirituale, in cerca di Dio, chi invece perché lo aveva già trovato, si metteva in “camino” (più o meno 800 km), e ancora lo fa. Una sorta di purificazione, di sintonia col Trascendente, con l’Universo, con sé stessi. Una anche una forma di espiazione, un primo contatto con il mistero che attende tutti dopo la morte. La percentuale di chi riusciva a tornare non è mai stata indagata con precisione: si ipotizza la stessa di chi va in guerra.
Materia dunque affascinante quanto intrigante, complessa, sedimentata, si direbbe quasi alchemica. Profondamente densa di semantica. “Il pellegrinaggio – osserva Cardini nella deliziosa prefazione – non è soltanto un atto di devozione personale, ma un’esperienza collettiva, sociale e artistica, che ha plasmato in modo duraturo il paesaggio e la cultura medievali”.
Ne ricostruisce la storia con grande perizia e una password divulgativa e al contempo accademica Raymond Oursel ne I Cammini di Santiago. Luoghi, Attori, Monumenti (a cura di Franco Cardini), Jaca Book, Milano 2025, pp. 432, €30, collana “I Tematici”, apparato fotografico possente e di grande impatto emotivo, che integra magnificamente i capitoli rapidi e sapidi.
Ed eccoci allora in cammino verso la meta.
È subito da premettere che, a seconda da dove si partiva, i percorsi sono diversi e di varia lunghezza. Ovvio che questo trend modificò profondamente il paesaggio con l’apparizione di chiese, monasteri, ospizi, cappelle, cattedrali, oltre che ostelli e trattorie.
Lo stile prevalente che segnò il paesaggio fu il Romanico.
Alcuni percorsi fu naturale sovrapporli alle vie tracciate dai Romani mille anni prima. Un turismo religioso ante litteram che interessò gente modesta ma anche aristocratica. E che comunque puntò anche a sud (Roma) e ancora più a sud, luoghi di culto più accessibili a tasche non proprio fornite: semplici e a portata di mano. Il Santuario della Madonna di Leuca in Puglia è solo uno, che può anche essere letto come prosecuzione dei viaggi in Terra Santa.
Di solito, ci dice fra l’altro Oursel (figlio di Charles, storico, archivista e bibliotecario), prima di mettersi in viaggio, si sistemavano i propri affari: testamenti, lasciti, disposizioni ai discendenti, anche per la salvezza della propria anima.
Poetico il capitolo sulla solitudine che prendeva il pellegrino e che ce lo fa immaginare nella notte, avvolto da un manto di stelle, accarezzato dal silenzio, in compagnia solo dei suoi passi e dei suoi pensieri.
Il resto il lettore dovrà scoprirlo da solo, ma il racconto di Oursel è così realistico e vivido che pare quasi di essere, zaino in spalla, sulla strada, novelli pellegrini del III Millennio smarriti negli anfratti oscuri del tempo ispido e insonne che ci è toccato in sorte.
“Una noche en el Camino, yo no la cambio con nada.”
