Le antiche origini di Lecce: tra mito e leggenda


MARIO CONTINO
- Lecce, oggi conosciuta come la Capitale del Barocco, con le sue chiese dorate e i palazzi che sembrano baluardi contro il rovente Sole estivo del Salento, affonda le sue radici in un mitologico ed antico passato. Ben prima che i Greci e i Romani ne lasciassero tracce indelebili, la città era abitata dai Messapi, popolazione di stirpe illirica o pelasgica che dominava la penisola salentina.

Le fonti antiche, tra cui lo Pseudo-Aristotele e Plinio il Vecchio, menzionano i Messapi come un popolo fiero, dedito alla guerra e al culto degli eroi. Essi chiamavano Lecce Syrbar o Sybar, che nella loro lingua significava “Città della lupa” — un simbolo che forse anticipa, in un curioso parallelismo, la leggenda romana della lupa che nutrì Romolo e Remo.

Non esistono prove archeologiche certe sulla data di fondazione di Lecce, ma la tradizione vuole che essa risalga ai tempi della Guerra di Troia. Secondo una leggenda abbastanza diffusa, la città fu fondata da Malennio, sovrano cretese o troiano, che ne sarebbe stato il primo re.

Malennio ebbe due figli: Dauno, che gli succedette al trono, ed Euippa, fanciulla di straordinaria bellezza, il cui nome in greco significa “bella cavalla” (forse un'allusione al culto dei cavalli sacri ad Artemide o a Poseidone, divinità strettamente connesse al mare e al viaggio).

Il mito si intreccia poi con la figura di Idomeneo, re di Creta e uno degli eroi della guerra di Troia, ricordato anche da Omero nell’Iliade come valoroso condottiero. Dopo la guerra, Idomeneo fece voto a Poseidone di sacrificare la prima persona che avesse incontrato al suo ritorno in patria, in cambio di una traversata sicura.

Il destino volle che la prima persona a comparirgli dinanzi fosse proprio suo figlio. Legato al giuramento, Idomeneo lo sacrificò, attirandosi l’ira del popolo e l’esilio. Tale episodio è riportato anche dal poeta latino Ovidio e dal tragediografo Euripide, e rappresenta uno dei miti più drammatici sul conflitto tra fede e pietà familiare.

Fuggito da Creta, Idomeneo salpò verso l’Italia, approdando sulle coste del Salento, dove esistevano già colonie di origine cretese, tra cui Roca Vecchia, uno dei siti archeologici più affascinanti del litorale adriatico. Lì trovò il regno di Dauno, figlio di Malennio, e cercò di conquistarne le terre. Ma la sorte volle che, sulle mura di Roca, egli scorgesse Euippa, sorella di Dauno e regina dopo la morte del fratello.

Secondo la leggenda, Idomeneo rimase rapito dalla bellezza della regina e rinunciò alla guerra, chiedendone invece la mano. L’unione tra Idomeneo ed Euippa suggellò così la pace e diede nuova vita al regno di Lecce, che da allora divenne simbolo di fusione tra culture: quella ellenica e quella messapica.

Da questo legame, secondo alcuni autori locali come Girolamo Marciano (XVII sec.), deriverebbe anche il nome “Lupiae” o “Lupia”, antica denominazione latina della città, forse in riferimento alla lupa — simbolo araldico e totemico delle origini messapiche.

Oggi gli archeologi individuano le prime tracce materiali della Lecce protostorica tra il IX e l’VIII secolo a.C., epoca in cui i Messapi edificavano villaggi fortificati (oppida) e intensificavano i contatti commerciali con Greci e Fenici. Tuttavia, le leggende su Malennio, Euippa e Idomeneo rimangono parte integrante dell’identità culturale leccese, dove mito e storia si fondono perfettamente (come più volte dimostrato attraversi i miei articoli sul folklore).