“Esperanto – Un ponte di parole e immagini”: grande successo per la restituzione finale del progetto che ha unito Corato e Palestina per il secondo anno consecutivo

CORATO - Un collegamento epistolare tra adolescenti di Corato e Palestina, che prosegue il dialogo iniziato lo scorso anno con il progetto Un ponte di parole ideato per costruire relazioni tra italiani e palestinesi, professionisti e non, attraverso un dialogo che usa le parole, le immagini e le emozioni come strumenti di incontro e conoscenza tra culture.

La sala multimediale della Biblioteca Comunale “M.R. Imbriani” Community Library ha ospitato la restituzione finale del progetto “Esperanto – Un ponte di parole e immagini”, promosso con il sostegno della Regione Puglia e in collaborazione con il Comune di Corato – assessorato alle Politiche Giovanili nell’ambito delle iniziative per la pace nel Mediterraneo, con la direzione artistica è a cura di Claudia Lerro di Teatri Di. Versi.

Due i momenti salienti dell’iniziativa, che ha visto la presenza, tra i tanti ospiti, di Mohammed Afaneh, presidente della comunità palestinese in Puglia e Basilicata e Tony La Piccirella, attivista pugliese della Global Sumud Flottiglia, insieme all’assessora alle Politiche Giovanili del Comune di Corato Luisa Addario: la restituzione finale del laboratorio di fotografia documentaristica che ha coinvolto il liceo artistico “Federico II Stupor Mundi” di Corato e Betlemme grazie al lavoro del fotoreporter Antonio Ottomanelli in collaborazione con Wonder Cabinet, con la presentazione dei lavori realizzati dai due gruppi di adolescenti coinvolti nei due Paesi e la mostra fotografica realizzata attraverso il loro sguardo sulle parole cura, memoria, libertà e giustizia, parole pilastro della PACE. Durante la serata sono state inoltre mostrate le foto del prima e dopo la guerra a Gaza scattate proprio da Ottomanelli per dare ancora più forza all’evento. La seconda parte è stata la restituzione del laboratorio “Lettere in bottiglia” a cura del mediatore culturale italo-palestinese Iyas Jubeh, con la lettura degli scambi epistolari tra i partecipanti coinvolti a Corato e quelli di Betlemme. Parole di connessione, frammenti di vita che raccontano memorie, sogni e quotidianità, al di là dei confini fisici e politici. Lettere senza destinatario in grado di creare un ascolto tra popoli senza filtri, scardinando il pregiudizio e creando conoscenza là dove di solito c’è distanza. Di particolare impatto, in questa restituzione, la consegna in diretta della lettera ad un’attrice della compagnia Teatri Di.Versi da parte di una sua coetanea. Un testo molto forte e pieno di aneddoti di vita personali, che conteneva anche l’indicazione di un account Instagram grazie a cui le due ragazze stanno continuando lo scambio e la conoscenza reciproca. “Questo progetto è un atto politico e umano - spiega la direttrice artistica Claudia Lerro -. Attraverso l’arte vogliamo creare un’azione di pace concreta, che sceglie la relazione, l’ascolto, e la condivisione delle storie come antidoto alla violenza e all’indifferenza. In un tempo di muri, risponde costruendo ponti – reali, immaginari e simbolici – tra le due sponde del Mediterraneo. Sappiamo che non basta, ma siamo anche convinti che solo attraverso l’arte e la conoscenza dell’altro si possono ottenere risultati di pace reali e duraturi”.