Domenico Triggiani, protagonista della vita teatrale barese della seconda metà del ’900


ETTORE CATALANO*
- È appena uscito, presso Cacucci Editore, “A spasso nel Teatro di Domenico Triggiani. Opere in lingua e in dialetto barese”, Edizione critica di Nicola Triggiani e Rosa Lettini, rispettivamente figlio e moglie di Domenico. Rosa Lettini è stata anche, lo ricordo volentieri per averne parlato con Eugenio D’Attoma, superba interprete di molte commedie del marito.

Si tratta di una corposa e meritoria opera, distesa in tre distinti volumi, dedicati al teatro in lingua, al teatro in dialetto barese e alle recensioni e ai giudizi da parte della critica e della stampa su tutta l’opera teatrale di Domenico Triggiani, uno dei riconosciuti protagonisti della vita teatrale barese della seconda metà del XX secolo.

I tre volumi si avvalgono, nel I volume, di una partecipata prefazione di Stefano Bronzini, Rettore dell’Università barese e di tre saggi che illustrano, da differenti punti di vista, lo spessore storico e letterario di Domenico Triggiani. Vittorio Polito tratteggia con precisione la biografia di Domenico Triggiani e le numerose iniziative in campo letterario e teatrale che segnano la sua intensa vita, delineandone la figura di testimone del suo tempo e la sua ricerca dedicata sempre, con scrupolosa acutezza, alla conservazione e alla promozione della tradizione soprattutto teatrale del nostro Sud e della Puglia in particolare.

Egidio Pani, protagonista per molti decenni della vita teatrale pugliese, sottolinea, nel suo contributo, il teatro di Triggiani come specchio in cui riflettersi e riflettere il travaglio di una intera società tanto nel teatro in lingua, quanto nella produzione di un teatro in dialetto barese che segnò, con l’iniziativa di Triggiani e con altre coeve di cui non dovremmo dimenticarci troppo presto, una intensa fase di importante professionismo nel campo specificamente teatrale. Si badi, un dialetto barese privo di volgarità, come del resto accadeva anche nel teatro di Vito Maurogiovanni, denso di una riflessione sul quotidiano e sul costume dell’epoca.

L’attenta disamina critica di tutta la produzione teatrale di Domenico Triggiani innerva il contributo di Grazia Distaso, la quale sottolinea, con opportuni rimandi ai vari testi, quei valori di umanità, coesione sociale e civile conversazione che emergono dall’operosità complessiva del teatro di Triggiani, uno dei più validi esponenti di una generazione di poeti e intellettuali che hanno dato lustro a Bari e alla Puglia.

Il II volume ospita la produzione teatrale in dialetto barese e qui vengono giustamente riprodotti alcuni classici della “baresità”, come “Le Barìse a Venèzie” (coi personaggi di Colìne, che si lamenta di aver pagato troppo un caffè in Piazza San Marco, e Mariètte, con la continua paura dei ladri che troveranno puntualmente di ritorno nel loro appartamento a Bari) e “La Candìne de Ciànna Ciànne”, divertente commedia in cui troviamo Colìne rimproverato da Rosìne che gli ricorda che “a la candìne de Ciànna Ciànne se mange, se bève e non se spènne”.

Sempre nel II volume una importante ed efficace Appendice dedicata alla scrittura, lettura e comprensione del dialetto barese (certamente spazio nel quale Rosa Lettini ha detto la sua, attingendo all’esperienza di attrice e alla carriera sul palcoscenico in ruoli di protagonista nei lavori di Domenico Triggiani), nella quale vi è tutta una sezione dedicata alla grafia e alla pronuncia dell’idioma barese, oltre ad un essenziale e utile glossario Barese- Italiano.

Il III volume ospita recensioni e giudizi della critica e della stampa sull’intera produzione letteraria di Domenico Triggiani nel campo della narrativa, della poesia e del teatro in lingua e in vernacolo barese, anche se, a mio parere, è soprattutto nella scrittura teatrale che Triggiani offre il meglio delle sue notevoli capacità.

La sua abilità nel confezionare situazioni farsesche, senza mai cadere nella volgarità e nel turpiloquio, gli consente di lavorare sulla quotidianità del vivere attraverso personaggi popolari che mettono insieme l’intensità del loro desiderio di vita e l’intelligente sapienzialità della cultura popolare nell’accettare i mali del mondo con bonarietà e a volte con una schietta e confortante ilarità.

Nel complesso, a mio giudizio, i tre volumi offrono un doveroso omaggio ad un uomo come Domenico Triggiani che ha dato tanto alla sua città: sono convinto che i tre volumi costituiranno un punto fermo nei confronti di chi vorrà riflettere, in termini finalmente ampi e senza preclusioni di sorta, sulla tradizione teatrale barese ricostruendone una storia che molti di noi hanno vissuto, da differenti punti di vista, come un momento importante della loro presenza culturale e umana nella seconda metà del ventesimo secolo in Puglia.

* Professore Onorario dell’Università del Salento, già Professore Ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Bari Aldo Moro