Roma, abbattuto l’“Impero”: quando il cinema muore…
FRANCESCO GRECO. ROMA – Come le lettere d’amore di Fiorella Mannoia, ci facevano compagnia quei murales (Comencini, Anna Magnani, Pasolini) sul frontespizio, opera di un artista di cui poco si sa e tutto s’immagina.
Anche l’ex cinema “Impero”, nel cuore di Torpignattara (via Acqua Bullicante, fra la Prenestina e la Casilina), sta per essere demolito. Le ruspe fanno sentire il loro sinistro abbaiare nella primavera romana fatta di polvere e di visi tristi.
E a chi ha vissuto belli anni in quella borgata dal volto umano, amata da Pasolini, si stringe il cuore.
Dicono che, entro un anno e mezzo, faranno un palazzo di 5 piani, con 80 alloggi che ospiteranno gli studenti “ad affitti calmierati”.
Bella promessa, intrisa però di un po’, un tantinello, direbbe Aldo Fabrizi, di ipocrisia: perché poi gli affitti non sono mai calmierati, una stanza costa 500 euro e anche per questo tante famiglie, non potendo sostenere i costi, aggiunti alle tasse e i libri, richiamano i figli dagli studi.
Gli abitanti della borgata hanno cercato di opporsi, ma di questi tempi amari di democrazia sospesa, in cui, se alzi una bandiera palestinese sei identificato, hanno silenziato tutto, media mainstream per primi.
D’altronde, nel silenzio generale, stanno squarciando il cuore della Città, Piazza Venezia, per faci un’inutile fermata della metro, dicendo che poi esporranno i reperti trovati, quando c’è un libro scritto da Filippo Cosmelli e Daniela Bianco, edito da UTET nel 2021, titolo “Il tesoro invisibile” (Viaggio nell’arte custodita nei depositi dei musei italiani), dove si denunciano le migliaia di reperti abbandonati negli scantinati.
Un funzionario del Comune, tempo fa, ci confidava: “Ci sono tante di quelle opere straordinarie che nessuno vedrà mai, depositate nei Palazzi in condizioni pessime. Altro che conservate in carta velina… Giacciono impolverate, alla mercè di scarafaggi, o ancora peggio, topi. Con tutti i Palazzi vuoti che ci sono per Roma, potrebbero essere esposte e ammirate da noi italiani, oltre che dai turisti. O, peggio ancora, sono s/venduti sottobanco a chi poi li esporrà nelle sue ricche dimore all’estero, senza comprenderne il valore”.
La stessa fine faranno i 500mila reperti portati alla luce sinora a Piazza Venezia?
Torniamo all’”Impero”: è una allegoria del cinema italiano, fra film finanziati con i soldi pubblici, spacciati per capolavori dal giro di giornali e tv, ma in realtà ciofeche indigeste e spesso truffe denunciate e di cui sapeva da tempo.
Funziona così: si riceve il finanziamento, poniamo un milione di euro, per girarlo se ne spendono meno, tipo 200mila, e quindi per giustificare la cifra iniziale, si fanno fatture false.
Per non restituire i soldi, basta che stia in programmazione per 3 giorni. Si affitta un cinema di provincia per pochi euro, fai un giro di telefonate, vengono parenti e amici,stacchi i biglietti e si è nella legge.
L’“Impero”: in passato è stato occupato da senza fissa dimora. Avessero avuto i mezzi sarebbero andati al Majestic (via Veneto).
Era degradato? Si poteva salvare e bonificarlo. Se vivessimo in un Paese dalla memoria condivisa, non lacerata, succube degli interessi privati.
Non si accorgono che, con l’”Impero”, continuano a demolire quel poco che resta del cinema italiano. Chissà che direbbero Rossellini, Fellini e Visconti?